Dra. Jesica Naanous Rayek   |   Pubblicato il 01/01/2025

Vi capita mai di non sentirvi all’altezza della posizione che occupate, di arrivare in ospedale pensando di essere un impostore e di avere paura che qualcuno se ne accorga, di attribuire i vostri successi alla fortuna o a fattori esterni, di sentire che le vostre capacità non sono sufficienti, di non sentirvi all’altezza della posizione che occupat e di avere paura che qualcuno se ne accorga, di attribuire i vostri successi alla fortuna o a fattori esterni? Avete mai pensato che le vostre capacità non siano sufficienti? Se avete risposto sì a una di queste domande, potreste essere affetti da sindrome dell’impostore, un fenomeno che si manifesta spesso in persone con un alto rendimento e un alto funzionamento, in particolare nel campo medico e sanitario (1).

La sindrome può però portare a effetti dannosi, come depressione, ansia, problemi di salute comportamentale o problemi di identità personale. Pertanto è di vitale importanza diagnosticarla e trattarla.

Questa sindrome è descritta come una mancanza di fiducia in se stessi, nell’intelletto e nelle proprie capacità o come effetto di un contesto di alta produttività, che impedisce a chi ne soffre di interiorizzare il proprio successo. Di conseguenza accade di provare sentimenti di dubbio, ansia, depressione o paura di essere scoperto come impostore nel proprio lavoro nonostante le prove delle proprie conoscenze acquisite e del proprio successo. Chi sperimenta questa sindrome tende ad attribuire i propri successi alla fortuna o a fattori esterni, minimizzando le proprie competenze e capacità.

Secondo i dati pubblicati sull’International Journal of Behavioral Science, più del 70% delle persone in tutto il mondo ha sperimentato la sindrome dell’impostore in qualche momento della propria vita (2).

Nonostante siano state condotte diverse ricerche e si tratti di un fenomeno comune, non esiste ancora una definizione medica formale o ampiamente accettata, il che rende difficile conoscere la sua reale prevalenza. Negli Stati Uniti, la sindrome è risultata più diffusa negli afroamericani, negli asiatici e nei latini, nonché nelle persone che non appartengono al sesso, al gruppo sociale o alle etnie dominanti nel proprio settore di lavoro, per esempio le donne in settori dominati dagli uomini (1).

L’eziologia di questa sindrome non è ben definita, anche se alcuni fattori che la favoriscono sono la bassa autostima, l’eccessiva attenzione alle critiche, la personalità perfezionista, gli stereotipi di genere, la mancanza di riconoscimento e di convalida nell’infanzia, così come l’avere (o aver avuto) genitori iperprotettivi o ipercontrollati, l’accettazione distorta del successo e la paura del fallimento o del rifiuto. In alcune persone può sovrapporsi all’ansia sociale e ai casi di discriminazione.

Esistono cinque varianti di questa sindrome:

Perfezionista: persone altamente competitive che puntano alla perfezione, fissando obiettivi e standard praticamente irraggiungibili. Un piccolo errore equivale al fallimento e alla vergogna.
Genio naturale: in questo caso il fatto di dover lavorare duramente per padroneggiare un’abilità o una materia equivale a un fallimento.
Solista: in questo gruppo ci sono persone che, quando chiedono aiuto, considerano questo fatto una sconfitta perché dovrebbero essere in grado di raggiungere l’obiettivo da soli.
Esperto: si sente un impostore perché non sa tutto quello che c’è da sapere su un determinato argomento o non ha padroneggiato tutte le fasi di un processo. Poiché ha ancora molto da imparare, non sente di aver raggiunto il rango di “esperto”.
Superuomo: persona che “deve” essere la migliore in più ruoli, se fallisce in un ruolo sente di aver fallito in tutto.
Questa alterazione della realtà può portare alla depressione (compresi i pensieri autodistruttivi), all’ansia, alla diminuzione della fiducia e dell’autostima, nonché alla paura di essere scoperti come truffatori, che a sua volta può portare al burnout e all’isolamento sociale.

Il trattamento si basa su terapie psicologiche volte a identificare le convinzioni negative, cercando di sostituirle con pensieri più realistici. Altre attività che possono aiutare sono il riconoscimento dei risultati ottenuti e l’attenzione ai commenti positivi sul lavoro, la separazione dei sentimenti dai fatti, la ricerca dell’autocompassione, l’apprendimento dell’accettazione delle lodi e l’evitamento del confronto costante con gli altri.

La prevenzione, la diagnosi, l’intervento precoce e il trattamento della sindrome dell’impostore dovrebbero migliorare gli effetti dannosi sugli individui, sui team di lavoro, sulle famiglie e sulla società in generale.

Come medici e operatori sanitari viviamo in un mondo di pressioni e richieste costanti che favoriscono la sindrome dell’impostore e, a sua volta, la sindrome da burnout professionale; dobbiamo quindi imparare a identificare questo fenomeno in noi stessi e nei nostri colleghi per ridurne l’incidenza e la prevalenza, con l’obiettivo di ottenere una migliore salute mentale per tutti.La dottoressa Jesica Naanous Rayek è specialista in medicina interna, si è laureata come medico chirurgo presso l’Universidad Anahuac México Norte e attualmente fa parte dell’équipe medica del Centro Medico ABC di Città del Messico, in Messico. È appassionata di insegnamento e della possibilità di trasmettere le sue conoscenze, cosa che ha fatto con l’aiuto del suo canale Instagram. È possibile seguirla anche su Facebook e TikTok.

Questo contenuto è stato pubblicato originariamente su Medscape edizione in spagnolo, parte del Medscape Professional Network.

Fonti

1.  Huecker MR, Shreffler J, McKeny PT, Davis D. Imposter Phenomenon. StatPearls [Internet]. 31 Jul 2023. Consultado en versión electrónica.

2.  Sakulku J, Alexander J. The Impostor Phenomenon. Int J Behav Sci. 2011;6(1):75-97. Consultado en versión electrónica.